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La comunicazione verso il paziente

20.05.2023

Il paziente tra prevenzione e mercato: come cambia la comunicazione dello studio dentistico

Due importanti evoluzioni hanno toccato il rapporto tra il dentista e i suoi pazienti e continuano man mano a farlo evolvere. La prima, certamente positiva, riguarda un modo nuovo che i pazienti hanno di vedere la relazione con tutti i medici. Fino a qualche anno fa questa relazione era discontinua e legata soprattutto a momenti “critici”, come l’insorgere di patologie che non era possibile ignorare. Oggi invece è una relazione costante, fatta di momenti di controllo periodici perché i pazienti hanno compreso il valore della prevenzione. Una seconda evoluzione tocca in modo particolare solo alcune professioni mediche e, tra queste, certamente i dentisti. Qui non si tratta di cambiamenti culturali ma di mercato: l’offerta degli studi dentistici si è ampliata, come abbiamo avuto modo più volte di sottolineare, e il rapporto medico-paziente è diventato anche un (anomalo) rapporto di servizio. Che ci piaccia o meno, dobbiamo tenere conto anche di questo cambiamento.

L’evoluzione del rapporto medico-paziente ha effetti anche sulla comunicazione tra le due “controparti”. In primo luogo il paziente si vede all’interno di un percorso di prevenzione e cura che rappresenta un continuum e richiede, idealmente, una comunicazione costante sui temi che lo riguardano. L’evoluzione di mercato invece spinge – per non dire che impone – lo studio dentistico a una comunicazione altrettanto costante che va anche oltre i temi strettamente clinici. Complessivamente, in sostanza, il paziente deve sentirsi seguito e capito nel rapporto con il medico dentista. Un rapporto che spesso viene inevitabilmente vissuto come spiacevole: in fondo quasi nessuno ama andare dal dentista.

Cosa c’entra in tutto questo il gestionale per studi dentistici? Di sicuro non può trasformare i dentisti e il personale di studio in abili comunicatori se non lo sono, almeno in parte, già per natura. Ha semmai un ruolo funzionale: deve fornire strumenti utili ad agevolare la comunicazione tra lo studio e il paziente e, parallelamente, a semplificare il più possibile tutte le interazioni che essi hanno. L’obiettivo è fare in modo che il paziente non abbia una esperienza dello studio spiacevole, quando è possibile evitarlo.

Dal punto di vista del software gestionale agevolare la comunicazione significa soprattutto mettere sempre a disposizione le informazioni che servono al personale di studio o al paziente. È logico che tocchi al gestionale farlo perché è qui che sono – o dovrebbero essere – immagazzinati tutti i dati clinici e amministrativi relativi al paziente stesso, la sua storia clinica, le sue patologie, il percorso di cura che deve seguire e i trattamenti a cui è già stato sottoposto. Queste informazioni servono al dentista e al personale di studio ma devono anche essere comunicate al paziente quando è necessario o semplicemente quando questi lo richiede. Ed è molto meglio farlo in maniera pronta ed esaustiva, senza che debba aspettare affannose ricerche in cartelle cliniche e faldoni cartacei.

Parallelamente, come accennato, il software gestionale per studi dentistici ha un ruolo di abilitatore. Deve cioè agevolare le interazioni tra lo studio e il paziente rendendole il più fluide possibile. Ci sono molti modi in cui può farlo, legati sia alle funzioni pratiche di cui è stato dotato sia a come è stato progettato. Un esempio delle prime riguarda il supporto alla firma digitale, classica o meglio grafometrica. Il paziente certamente gradirà non dover leggere e firmare fogli di carta ma semplicemente apporre una firma virtuale mediante una smart card o una tavoletta grafica. In quanto alla concezione di fondo del software gestionale, questo deve essere pensato per agevolare la condivisione di informazioni in tutti i momenti chiave del rapporto medico-paziente, come può essere la prima visita odontoiatrica. È importante quindi che la software house che ha progettato l’applicazione conosca bene le dinamiche di queste interazioni, che non si riducono solo a una raccolta di dati clinici ma devono anche recepire (e memorizzare) aspetti meno formalizzati che riguardano le aspettative e le esigenze del paziente.